Recensione

Resident Evil Revelations

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    Il survival horror torna alle sue origini

    aoulck

    Se è vero che nel 2003 una nave da crociera alla deriva aveva segnato l’incipit di uno dei punti più bassi della saga di Resident Evil, oggi è il transatlantico Queen Zenobia ad incarnare il ritorno alle origini ed al successo per uno dei brand più celebri e coriacei della storia dei videogame. Capcom torna sulle orme che più le sono congeniali da quando, nel lontano 1996, spalancò di fatto le porte ad un genere fino ad allora inesplorato come quello del survival horror. Dopo i primi tre capitoli all’insegna del terrore e della tensione, dal 2004 in poi il franchise ha imboccato un sentiero spiccatamente action, pubblicando una binomio di capitoli che ha diviso sin da subito pubblico e critica. Molto probabilmente ci voleva proprio una console portatile rivoluzionaria come il Nintendo 3DS per persuadere la software house giapponese a tornare sui propri passi e regalare a vecchi e nuovi fan un Resident Evil degno del nome che porta; un titolo impregnato dall’horror più salubre ed incontaminato eppure intessuto a doppia trama con quei due capitoli che tanto hanno fatto gridare allo scandalo negli anni passati.



    aoulck

    Ambientato a cavallo dei sanguinosi fatti esposti nel quarto e quinto capitolo, Mr. Kawata e compagni ci mettono contemporaneamente nei panni di due protagonisti assoluti della saga quali Chris Redfield e Jill Valentine, che appoggiati da compagni nuovi di zecca vanno a srotolare un canovaccio narrativo coinvolgente e sorprendentemente drammatico, regalando ai possessori di 3DS il primo, vero hardcore game per la loro tecnologica console portatile. Non è però solo la trama l’anello della catena che lega Resident Evil: Revelations agli ultimi due capitoli della saga, visto che il gameplay stesso del gioco assume l’eclettica fisionomia di un’evoluzione di quelle stesse meccaniche battezzate da Resident Evil 4 in poi. Pur mantenendo la visuale in terza persona con telecamera sopra la spalla destra, il feeling con il gioco sarà del tutto diverso rispetto ai due capitoli precedenti; e non solo per la tanto acclamata possibilità di poter alternare la visuale da terza a prima persona a seconda delle necessità. Dimenticate orde di nemici ed arene tanto grandi quanto spoglie; sarete costretti a muovervi per gli angusti corridoio di una nave alla deriva inseguiti da brutali esseri anfibi umanoidi, oppure sperduti tra le montagne innevate con un branco di hunter dotati di mimetica ottica a darvi la caccia. Come da buon survival horror, scorte e munizioni stavolta saranno difficili da trovare, perciò risparmiare proiettili e fare dietrofront per cercare una strada alternativa potrebbe essere l’unica soluzione, anche se ciò dovesse significare andare incontro a pericoli anche peggiori. I vecchi fan della serie possono finalmente cantare vittoria, pronti a stringere tra le mani un survival horror vero, coadiuvato da un comparto tecnico-visivo a dir poco impressionante che pochi pensavano di poter apprezzare su una console portatile. Il 3D, un doppiaggio completamente in italiano e la possibilità di giocare in multiplayer/co-op wi-fi poi non fanno che aumentare il gusto di un ritorno tanto atteso quanto gradito.

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